FIW

L’hobby del wargame tridimensionale e non comprende tutti i giochi che simulano le battaglie in scala ridotta, ovvero con l’utilizzo di soldatini o pedine di cartone ( counters). Il “wargamista” è assieme un appassionato di storia (di battaglie, di eserciti, di tattiche, di uniformi…), un modellista (che assembla e dipinge miniature e plastici) ed un giocatore. La ricreazione delle battaglie può avere aspetti di rievocazione storica o può essere soltanto un gioco, cosi come una partita a scacchi o a bridge. Con entrambe queste discipline la partita di wargame ha in comune la necessità di prevedere le mosse (proprie e dell’avversario), il calcolo delle probabilità, la capacità di bluffare e l’assunzione di rischi. In alcuni scontri la tensione è elevata mentre il risultato oscilla tra vittoria e sconfitta. Fortunatamente alla fine della battaglia è solo l’orgoglio che resta ferito e c’è sempre la possibilità di rifarsi la prossima volta. La Federazione Italiana Wargame (F.I.W.) vuole raggruppare i club e gli appassionati italiani sia interessati al gioco competitivo che a quello ricostruttivo. Da diversi anni organizza tornei e campionati ed è affiliata alla International Wargames Federation che raccoglie analoghi organismi di vari paesi. Con il presente sito la F.I.W. vuole dare a tutti un riferimento per potersi avvicinare a questo affascinante hobby.

Guglielmo Marlia “GuG”.

«L’amicizia con Schiebl invece si fece sempre più stretta … Per amor suo giocai anche ai soldatini, e poiché lui ne aveva tanti, eserciti interi variamente equipaggiati, cavallerie e artiglierie, spesso andavo a casa sua, dove combattevamo le nostre battaglie. Schiebl ci teneva moltissimo a vincere e sopportava male le sconfitte. Quando perdeva si mordeva le labbra e storceva la faccia in una smorfia di disappunto, talvolta tentava persino di negare l’evidenza, il che mi faceva arrabbiare. Ma non durava mai a lungo, era un ragazzino bene educato, alto e orgoglioso …».

Elias Canetti, Premio Nobel per la letteratura, 1981.
La lingua salvata, Adelphi, 1980.

«Piccole Guerre è il gioco dei re […]. Possono praticarlo ragazzi di ogni età, da dodici a centocinquanta anni, ed anche più, se il fisico si mantiene in forma […]. Qui si trovano l’attesa, il brivido, la tensione di vittorie e sconfitte, senza i corpi mutilati e sanguinanti, senza gli edifici distrutti e le campagne devastate […]. Questa è la guerra, ridotta a proporzioni ragionevoli e spinta fuori dal cammino dell’umanità […]. Dovete solo giocare tre o quattro volte a Piccole Guerre per capire che idiozia deve essere una grande guerra». Herbert George Wells, Piccole Guerre, 1913, (Sellerio, 1990)